Vorrebbero distribuire le bottiglie di acqua Mangiatorella anche nei negozi del Nord Italia, o perlomeno venderle all'interno della Calabria senza che questo comporti una fatica di Sisifo. Ma, alla fine, tutto questo è un'utopia. Voleva, Roberto Bottan da Marghera, espandere la sua attività, la fabbricazione di autoveicoli compatibili con le esigenze dei disabili, in tutto il Nord-Est. Ce l'ha fatta. Le bottiglie calabresi sono ferme a Sud di Eboli, i mezzi di Bottan corrono: sono le infrastrutture a segnare il destino delle imprese perché sulle strade gli affari vanno a due velocità. La responsabilità dell'insuccesso ha un nome: Salerno-Reggio Calabria, quella del successo si chiama Passante di Mestre. La prima ha divorato investimenti pubblici e continua ad assorbire risorse senza che si veda un miglioramento; la seconda, dopo anni di ritardi, attese e polemiche, adesso incontra il consenso del territorio. La corsa del Nord-Est può contare su una nuova marcia.
Per il gruppo, nato nel 1904 sulle Serre Calabre, il costo per chilometro è fra il 25 e il 40% superiore a quello dei concorrenti e ogni 800 litri di acqua hanno un costo logistico di 20 euro: «Se avessimo un sistema viario efficiente – dice l'amministratore delegato Pietro Federico – e non gli ingorghi perenni della Salerno-Reggio Calabria e soprattutto una rete interna calabrese dissestata, il costo si abbatterebbe fino a 12-14 euro». Federico è sconsolato: «Quando i camion escono dalla nostra sede di Stilo, imboccano la ex Statale 110: risale al Regno dei Borbone. La costruirono loro, per collegare lo Ionio al Tirreno. E quella ancora è».
Roberto Bottan, invece, da quando hanno aperto il Passante di Mestre, ha visto quanta forza sanno dare le infrastrutture. «La mia tariffa oraria in officina si aggira intorno ai 35-40 euro – spiega l'imprenditore che fattura 1 milione di euro e lavora con sei dipendenti –. Ogni giorno, stavo in coda fra le tre e le quattro ore: di certo non li potevo scaricare sui clienti. Ecco che bruciavo subito 150 euro. Lavoro almeno 250 giorni all'anno. Prima dell'apertura del Passante, ci perdevo circa 40mila euro all'anno».
Nella luce accecante di settembre e all'ombra degli alberi delle Serre, dove la Calabria si fa dura e di montagna, ci sarà stato anche il tentativo utopistico di realizzare in terra la Città del Sole, ma di buone strade neanche a parlarne.
Fra suggestioni tardocinquecentesche, nostalgie monarchico borboniche e l'archiviazione di un Novecento repubblicano che sul profondo Sud ha semplicemente fallito, nella Stilo del filosofo ribelle Tommaso Campanella, pure imbottigliare l'acqua e trasportarla nei negozi oggi è un problema. Nessuna querula lamentazione post-lauriana, zero rivendicazioni politiche di impronta lombardian-miccichiana. Soltanto, il desiderio di fare il proprio lavoro. Il racconto di Pietro Federico, cinquantunenne rientrato in Calabria per curare gli affari di famiglia dopo la laurea in Ingegneria alla Sapienza di Roma, descrive una quotidianità complessa e una prospettiva strategica bloccata.
Infrastrutture. L'incubo della Salerno-Reggio Calabria che è soltanto il capitolo più nero e stanco di un sistema di strade che, in Calabria, semplicemente non funziona. I camion che ogni giorno devono lasciare gli stabilimenti di Stilo dove viene imbottigliata l'acqua minerale Mangiatorella, il principale prodotto di un gruppo controllato dalla famiglia Federico che ha tre stabilimenti fra Calabria e Sicilia, fattura ogni anno 20 milioni di euro e, in una terra desolata sotto il profilo occupazionale, dà lavoro, lavoro vero, a 110 persone. «Il primo problema - dice Federico - è di natura industriale. Il business dell'acqua minerale è un'attività per definizione a basso valore aggiunto e ad alta intensità di capitale. Per questa ragione dobbiamo gestire ogni fase con molta oculatezza. La redditività o meno dell'esercizio si gioca soprattutto sul controllo dei costi». Soltanto che, su questi, hanno un peso enorme le spese di trasporto delle casse dagli stabilimenti fino ai piccoli negozi, ai supermercati e alla grande distribuzione organizzata. Una pedana, l'unità di misura che in questo comparto equivale a 800 litri di acqua, per questa azienda calabrese ha un costo logistico di 20 euro. «Se avessimo un sistema viario normale - dice Federico - si abbatterebbe fino a 12-14 euro».
Non ci vuole molto a capire perché: alla fine, fra le conseguenze delle strade disastrate della Calabria e gli effetti del mito ormai noir della Salerno-Reggio Calabria, il costo per chilometro è, ogni volta che un camion esce dagli stabilimenti della Mangiatorella, fra il 25 e il 40% maggiore rispetto agli standard dei concorrenti che operano in altre regioni italiane. E, di camion, se ne contano dai trenta ai quaranta ogni giorno, con un carico massimo di 20mila bottiglie l'uno. Dopo avere snocciolato questi dati, Federico è sconsolato: «Quando i camion escono dalla nostra sede, imboccano la ex Statale 110. Le dico solo che risale al Regno dei Borbone. La costruirono loro, per collegare lo Ionio al Tirreno. E quella ancora è». A questo punto, l'ingegnere si fa prendere dal racconto: «Sa, questa alla fine del Settecento era una zona molto ricca dal punto di vista industriale. Dalle rocce si estraevano i minerali, l'acqua della montagna garantiva l'energia: nelle ferriere e nelle fonderie di Stilo, Ferdinando I e Ferdinando II facevano fabbricare i fucili, i cannoni e le munizioni del loro esercito».
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